Nel luglio del 2024, alla lista dei riconoscimenti dei siti “Patrimonio dell’Umanità”, si è aggiunta la Via Appia, un’antica strada romana che univa Roma e Capua, poi prolungata fino a Brindisi. Con questa “upgrade” sale a 60 il numero dei siti individuati dall’Unesco in Italia, che si conferma al primo posto nella classifica mondiale dei Paesi che detengono il maggior numero di riconoscimenti da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Un dato sicuramente considerevole, ma che non è sufficiente per sostenere che il nostro Paese detenga il 70% del patrimonio artistico mondiale, come spesso è stato asserito, soprattutto in chiave propagandistica, da alcuni dei nostri politici.
Mentire con i numeri
Se è vero che la matematica non è un’opinione, com’è possibile mentire con i numeri? Quante volte abbiamo sentito dire che l’Italia possiede il 70% del patrimonio culturale mondiale? Questa dichiarazione, sebbene suggestiva, risulta priva di qualsiasi fondamento concreto, supportato da dati verificabili. Si tratta di un’affermazione che rappresenta un esempio paradossale di come si possa manipolare la percezione della realtà persino attraverso l’oggettività dei numeri, sfruttando il potere persuasivo della matematica.
Il mito del 50, 60 e addirittura del 70% è un esempio lampante: un dato apparentemente oggettivo, ripetuto nel tempo senza una base logica, ha generato una convinzione profondamente radicata nella mentalità collettiva.
Non è un caso che questi numeri vengano utilizzati, spesso in modo propagandistico, da politici e amministratori, i quali, invece di promuovere le attività di tutela e di salvaguardia del patrimonio culturale, preferiscono pavoneggiarsi e ostentare, come un merito, la presenza di chiese, piazze, strade e palazzi realizzati nel passato.

La classifica dei riconoscimenti Unesco: il primato italiano
Non voglio entrare nel merito della polemica secondo cui, l’identificazione dei siti “Patrimonio dell’Umanità” da parte dell’Unesco, sia stata dettata da una concezione alquanto eurocentrica del patrimonio culturale. Quello che intendo fare, in questo articolo, è confutare, con numeri alla mano, l’opinione ancora radicata secondo cui l’Italia possieda oltre il 50% del patrimonio culturale mondiale. Questo lavoro è stato in realtà già svolto in passato da giornalisti e studiosi, e in primis dall’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis. Ho stilato una classifica utilizzando gli stessi dati Unesco. Certamente, la classificazione dell’Unesco non può rappresentare l’unico criterio di valutazione finalizzato alla realizzazione di una “geografia” completa ed esaustiva del patrimonio. Ma se è vero che esistono parchi archeologici, musei, aree paesaggistiche che ancora non sono rientrate nelle “glorie” dell’Unesco, è altrettanto vero che questa considerazione può essere fatta anche per gli altri Paesi.
Parliamo adesso di numeri
Nel luglio del 2024, alla lista dei riconoscimenti dei siti “Patrimonio dell’Umanità”, si è aggiunta la Via Appia, un’antica strada romana che univa Roma e Capua, poi prolungata fino a Brindisi. Con questa “upgrade”, sale a 60 il numero dei siti individuati dall’Unesco in Italia, che si conferma al primo posto in classifica. Seguono la Cina (con 59 siti) e la Germania a quota 54.
Ecco la top 10 completa: Italia 60, Cina 59, Germania 54, Francia 53, Spagna 50, India 43, Messico 35, Regno Unito 35, Russia 31, Iran 28
Se si osserva questa classifica, il nostro Paese, sebbene possa vantare il maggior numero di riconoscimenti, non possiede nemmeno il 5 % del patrimonio culturale mondiale, come si può evincere dal grafico a torta riportato.

Conclusioni
L’affermazione che l’Italia detenga il 70% del patrimonio culturale mondiale è un esempio di come si possa mentire con i numeri, sfruttando l’apparente oggettività della matematica per sostenere narrazioni semplicistiche e autocelebrative. Riconoscere l’infondatezza di questo mito non significa sminuire la ricchezza culturale dell’Italia, ma promuovere, con maggiore onestà intellettuale, una visione più equilibrata della realtà.