Gennaio 1693, 332 anni fa il sisma che cambiò per sempre il volto della Sicilia Orientale

Tra il 9 e l’11 gennaio del 1693, esattamente 332 anni fa, un terribile terremoto colpì pesantemente la Sicilia Orientale cambiandone per sempre il volto e causando circa 60.000 vittime. Fu un degli eventi calamitosi più drammatici della storia, ma che segnò, allo stesso tempo, l’inizio di una straordinaria trasformazione urbanistica e architettonica all’insegna del Barocco.

Una tragedia senza precedenti

Era il 9 gennaio del 1693 quando la Sicilia orientale fu colpita da uno dei terremoti più devastanti della storia. La terra tremò con violenza due volte nell’arco di 48 ore, causando oltre 60 mila vittime. La prima scossa, avvenuta nella notte del 9 gennaio, fu già terribile, ma fu la seconda, l’11 gennaio, a cancellare intere città e a stravolgere il volto del territorio. Catania fu quasi interamente rasa al suolo, con oltre 10.000 vittime, mentre città come Noto, Augusta, e Lentini subirono perdite inimmaginabili. Il terremoto colpì duramente anche Siracusa, Ragusa e Modica, lasciando un segno indelebile nel cuore della Sicilia.

Per quanto riguarda le vittime, il numero complessivo si attesta sui 60.000. Il numero più alto fu registrato a Catania. Tuttavia, sui vari siti ho riscontrato stime discordanti sul numero esatto delle vittime in ogni singolo centro, data anche la scarsità delle fonti storiche a disposizione. Per questo motivo riporto qui un grafico con le percentuali allo scopo di riprodurre orientativamente l’impatto che il sisma ebbe sulle varie città.

Per “altre città” si intende indicare centri minori come: Enna, Giarre, Lentini, Francofonte, Viagrande, Linguaglossa, Mascali, Augusta, Melilli, Floridia, Avola, che riportarono comunque perdite importanti.

Il contesto storico della Sicilia del XVII secolo

Nel XVII secolo, la Sicilia era una terra di contrasti. Governata dagli spagnoli, l’isola era al centro di strategie militari ed economiche del Mediterraneo, ma la sua popolazione soffriva per le disuguaglianze sociali e le frequenti carestie. Il sistema feudale dominava ancora gran parte del territorio, e le città si sviluppavano attorno a centri amministrativi e religiosi. La vulnerabilità degli edifici, costruiti in gran parte con materiali poveri e senza criteri antisismici, contribuì a rendere il terremoto del 1693 particolarmente distruttivo. Questo evento sismico arrivò in un momento già difficile, aggravando le condizioni di una società già fragile.

La gestione dell’emergenza

Di fronte a una catastrofe di tale portata, la risposta delle autorità si rivelò complessa e spesso inadeguata. Il viceré di Sicilia, Giovan Francesco Paceco, duca di Uzeda, si trovò a dover fronteggiare una crisi senza precedenti. Le infrastrutture dell’epoca erano fragili, e la Sicilia, già provata da secoli di difficoltà economiche e politiche, mancava di risorse per affrontare un’emergenza di questa scala. La Chiesa assunse un ruolo centrale, organizzando soccorsi e offrendo riparo ai sopravvissuti. Monasteri e chiese divennero rifugi, mentre il clero si impegnò a raccogliere fondi e distribuire beni di prima necessità. Tuttavia, la carenza di mezzi e la lentezza dei soccorsi aggravarono ulteriormente la situazione.

La ricostruzione e la rinascita

Nonostante l’enorme tragedia, la Sicilia orientale seppe risollevarsi. La ricostruzione, iniziata già pochi anni dopo il sisma, segnò l’inizio di una straordinaria trasformazione urbanistica e artistica. Le autorità locali e gli architetti dell’epoca decisero di ricostruire molte città seguendo un nuovo stile: quello del Barocco. Fu così che nacquero autentici capolavori architettonici, come la nuova Noto, oggi Patrimonio dell’Umanità UNESCO, e i centri di Modica, Ragusa Ibla e Scicli. Architetti come Rosario Gagliardi e Giovanni Battista Vaccarini progettarono piazze, chiese e palazzi che ancora oggi attirano visitatori da tutto il mondo.

Un’eredità immortale

Il terremoto del 1693 rappresenta una ferita profonda nella storia della Sicilia, ma anche un esempio straordinario di resilienza. Da quella tragedia è nata una nuova identità culturale e artistica, che ha trasformato la Sicilia orientale in un simbolo di bellezza e rinascita. A distanza di 332 anni, il ricordo di quell’evento catastrofico ci invita a riflettere sulla forza distruttiva della natura e sulla straordinaria capacità dell’uomo di risorgere dalle macerie.